Zoppi

ZoppiÉ un altro minuscolo centro abitato che ha da sempre sofferto un isolamento forzato, chiuso nella sua povera economia agricola e dissanguato dall'emigrazione. Conservava fino a qualche anno fa una bella struttura nel centro antico; poi gli improvvisi, interventi edilizi e lá realizzazione di strade che hanno sventrato l'abitato, se da un lato hanno spezzato l'atavica povertá, hanno nettamente stravolto l'aspetto del paese.
  Ma qui si continua a "vivere" un ambiente genuino, semplice, reso tale dalle cordialitá della gente e dalla calma dell'assolata natura che domina incontrastata.
  Le colline circostante, infatti, cedono gradualmente all'ambiente montano e la vegetazione si adegua man mano che si sale verso la loro sommitá dove alle coltivazioni si sostituiscono distese di erba sparta o di macchia mediterranea animata qua e lá da piccole costruzioni rurali che rispecchiano la limitatezza degli ambienti in netto contrasto con le ampie balze della montagna.
  Località di particolare interesse paesaggistico e naturalistico sono le colline sovrastanti l'abitato (zona Montanari) coperto da intensa vegetazione di macchia mediterranea.

 

Cenni storici

La prima notizia di questo minuscolo centro abitato risale al 1113, anno in cui Torgisio Sanseverino assegnó alla badia di Cava diverse terre e uomini che in esso vivevano e che da essa dipesero almeno fino al 1299, durante la Guerra del Vespro quando gli sconvolgimenti contingenti stravolsero i confini e le dipendenze. Per il resto il villaggio, come gli altri della Socia, era sotto la giurisdizione della baronia di Cilento nel cui ambito rimase fino alla caduta dei Sanseverino (1552), per poi seguire i consueti numerosi passaggi feudali fino alla sua aggregazione al Comune di Ortodonico, poi di Montecorice.
  Da Zoppi passava una via abbastanza trafficata che portava all'eremo di San Donato sulla collina della Salvazione, verso nord-ovest che si affaccia sulla vallata del Rio dell'Arena, ove incrociava quella che dalla chiesa di Sant'Angelo di Montecorice portava al monastero di Sant'Arcangelo di Perdifumo, fondamentale riferimento per le terre appartenenti alla badia di Cava.

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