Cosentini

Veduta di CosentiniDocumentato dal 1116 come casale della Socia dipendente da Ortodonico, seguì le sorti della baronia di Cilento fino alla caduta dei Sanseverino nel 1552.
  Avocata al fisco la baronia e poi divisa, Cosentini subì numerosi passaggi feudali: furono suoi feudatari i Calcagno, i Comite, agli Altomare e i Gagliano, dai quali passó ai Borgia nel 1677. Fino ad allora il paese aveva avuto sempre pochi abitanti che avevano vissuto di una scarna agricoltura. Coi Borgia, ebbe un piccolo incremento. Essa prese a cuore questa terra e vi fece impiantare vigneti, ficheti e uliveti. Testimonianze di queste attivitá agricole sono rimasti i frantoi di legno e i "palmenti", cioé i grandi tini di pietra all'aperto scavati in monoliti e usati dai vari coltivatori per la spremitura dell'uva. I Borgia acquistarono anche il vecchio palazzo baronale che ristrutturarono e vi costruirono anche una cappella intitolata al santo di famiglia, san Francesco Borgia, aperta al culto pubblico.
  A valle del paese, fin dal XIV secolo, esisteva una cappella intitolata Santa Maria del Valloncello, forse un antico eremo, ma che nel XVI secolo divenne convento agostiniano, soppresso poi nel 1652. La cappella rimase peró centro di culto ed esercitó la funzione di raccolta dei neonati illegittimi che venivano poi dati in adozione o portati al ricovero dell'Annunziata a Napoli: cosa che é durata fino al periodo tra le due guerre. Oggi la chiesetta, ristrutturata per volontá dei fedeli, é dedicata all'Assunta ed é il cuore dell'ambiente trovandosi al quadrivio delle strade che portano a Perdifumo, Montecorice, Ortodonico e Serramezzana.

 

Sviluppo del toponimo: Sors, Soccia, Chiova, Socia (dialetto: 'a Chióva).
Con questo termine si indicano quattro centri abitati del Comune (Cosentini, Fornelli, Zoppi e Ortodonico) che da tempo immemorabile fanno capo alla chiesa di San Salvatore detta appunto "della Socia" e costituiscono , dal punto di vista ecclesiastico, un'unica parrocchia. In effetti quest'unitá apparentemente solo di carattere religioso, é scaturita da una ben piú antica aggregazione di carattere economico che affonda la sua origine nell'epoca longobarda: il termine deriva da "sors" che era la quota di terra assegnata a ciascuna famiglia; piú "sors" costituivano un'unitá economica che garantivano la difesa del gruppo, solo nel quale l'individuo aveva garanzia di sopravvivenza. Piú tardi (probabilmente a partire dal XVI secolo) quest'unitá economica divenne anche religiosa e, in dialetto, il termine divenne "Chióva", cioé pieve, parrocchia.
Gli abitanti dei quattro paesi (un tempo ve ne era un quinto, Montanari, oggi scomparso) ancora si sentono aggregati da quello che é stato da secoli il punto di riferimento, la chiesa di San Salvatore di Socia, detta dal popolo Chiesa Madre, anche se a volte prevale il campanilismo. Hanno tradizioni uguali e anche il nuovo punto di ritrovo, l'ASSUNTA, rappresenta la continuazione ideale della loro comunitá e unitá storica.

Zoppi

É un altro minuscolo centro abitato che ha da sempre sofferto un isolamento forzato, chiuso nella sua povera economia agricola e dissanguato dall'emigrazione. Conservava fino a qualche anno fa una bella struttura nel centro antico; poi gli improvvisi, interventi edilizi e lá realizzazione di strade che hanno sventrato l'abitato, se da un lato hanno spezzato l'atavica povertá, hanno nettamente stravolto l'aspetto del paese.
  Ma qui si continua a "vivere" un ambiente genuino, semplice, reso tale dalle cordialitá della gente e dalla calma dell'assolata natura che domina incontrastata.
  Le colline circostante, infatti, cedono gradualmente all'ambiente montano e la vegetazione si adegua man mano che si sale verso la loro sommitá dove alle coltivazioni si sostituiscono distese di erba sparta o di macchia mediterranea animata qua e lá da piccole costruzioni rurali che rispecchiano la limitatezza degli ambienti in netto contrasto con le ampie balze della montagna.
  Località di particolare interesse paesaggistico e naturalistico sono le colline sovrastanti l'abitato (zona Montanari) coperto da intensa vegetazione di macchia mediterranea.

 

Cenni storici

La prima notizia di questo minuscolo centro abitato risale al 1113, anno in cui Torgisio Sanseverino assegnó alla badia di Cava diverse terre e uomini che in esso vivevano e che da essa dipesero almeno fino al 1299, durante la Guerra del Vespro quando gli sconvolgimenti contingenti stravolsero i confini e le dipendenze. Per il resto il villaggio, come gli altri della Socia, era sotto la giurisdizione della baronia di Cilento nel cui ambito rimase fino alla caduta dei Sanseverino (1552), per poi seguire i consueti numerosi passaggi feudali fino alla sua aggregazione al Comune di Ortodonico, poi di Montecorice.
  Da Zoppi passava una via abbastanza trafficata che portava all'eremo di San Donato sulla collina della Salvazione, verso nord-ovest che si affaccia sulla vallata del Rio dell'Arena, ove incrociava quella che dalla chiesa di Sant'Angelo di Montecorice portava al monastero di Sant'Arcangelo di Perdifumo, fondamentale riferimento per le terre appartenenti alla badia di Cava.

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